“Sono in debito con la tifoseria granata, per il Toro farei di tutto: siamo partiti dalle pietre addosso e siamo arrivati a Bilbao. Da tifoso granata condivido il percorso intrapreso, e sono convinto che giocheremo un grande derby”. Così Giampiero Ventura ai nostri microfoni

Dalla Serie B all’Europa in 3 anni: Giampiero Ventura non potrà mai essere un allenatore come gli altri per il Torino. Giampiero Ventura ha sicuramente scritto pagine importanti nel libro della storia recente granata. Un rapporto che tra l’ex tecnico e la tifoseria è più che mai vivo, come lo testimoniano le parole rilasciate in esclusiva ai nostri microfoni.

Lei è stato l’ultimo a vincere il derby. Quale è il suo ricordo più bello di quella giornata? Il gol di Darmian, quello di Quagliarella o l’emozione finale?

“Al triplice fischio l’emozione era dei giocatori. Il ricordo più bello è che, il giorno dopo, quando facemmo allenamento, un gruppo di persone anziane venne a vederci e aveva le lacrime agli occhi. Il giorno dopo c’era una gioia incredibile, non espressa in canti e balla ma con delle lacrime”.

Dall’altro lato della medaglia però, durante il suo lustro a Torino, sono state tante le stra-cittadine perse o all’ultimo o per errori arbitrali. Quale episodio fa più male?

“Sinceramente tutti questi episodi mi fanno male. Furono pochi i derby persi per merito loro, molti li abbiamo persi per errori clamorosi. Su Jonathas c’era un rigore clamoroso, su El Kaddouri tutta Europa ha visto cosa è successo; o ancora il gol annullato a Maxi Lopez e la non espulsione ad Alex Sandro sono state delle circostanze assurde. Per quanto riguarda i derby persi all’ultimo lasciamo stare: in entrambi eravamo sull’1-1 e avemmo delle occasioni nitide per passare in vantaggio ma fummo puniti prima da Pirlo e l’anno dopo da Cuadrado. Se ci fosse stato il VAR avremmo sicuramente vinto 5/6 derby: era un altro momento purtroppo, e bisognava comunque accettare queste decisioni”.

Venendo al derby di domani sera, quale può esser la chiave tattica? La Juve giocherà con i 3 attaccanti e il Toro accetterà l’1 vs 1 difensivo: può essere rischioso?

“E’ vero che la Juve viene da un momento favorevole e il Toro viene da due partite così cosi, ma è altrettanto vero che i granata faranno una grande partita. Dovranno essere vinti tanti duelli, e il principale sarà quello tra Bremer e Vlahovic che il brasiliano ha già vinto una volta. Faremo una grande partita dal punto di vista della prestazione, ne sono sicuro”.

Bremer: da semi-sconosciuto a top-player. Detto delle potenzialità economiche differenti tra il Toro e le c.d. big, cosa pensa si debba fare affinchè la sponda granata da punto di passaggio diventi punto di arrivo per giocatori di alto livello?

“Quando un giocatore ha delle offerte che vanno fuori mercato, diventa difficile trattenerlo: se lo fai rimanere controvoglia, come N’Koulou, rimani fregato doppiamente sia da un punto di vista sportivo che da un punto di vista economico. Da qui nasce quella che era la mia linea: si accettava di rinunciare a uno o due giocatori forti all’anno, ma con i soldi acquistati si andava a programmare il futuro. Quando andammo in 3 anni dalla Serie B all’Europa lo abbiamo fatto senza spendere e guadagnando: la dimensione del Toro deve essere questa, stazionare nelle posizioni europee e avere il bilancio in positivo. Se tu fai una buona programmazione, è evidente che puoi toglierti delle belle soddisfazioni”.

Dal suo addio, a parte la prima parte dell’era Mihajlovic e il primo anno di Mazzarri, c’è stato poi un blackout che rischiato di far precipitare il Toro in Serie B: questo può essere figlio di investimenti sbagliati?

“Ognuno ha la propria visione: un conto è avere le idee, un altro è la necessità di vincere facendo investimenti economici importanti; entrambe sono scelte rischiose, ma che se ti vanno male inevitabilmente ti fanno pagare dazio. Io rimango dell’idea che le società che rientrano nella fascia in cui deve stare il Torino, debbano ragionare in questa maniera: vedi l’Atalanta che è partita facendo giocare giovani come Conti e Gagliardini, ma che poi ha saputo riprogrammare andando a prendere i vari Gosens e Hateboer. Se non lavori così, diventa difficile essere ambiziosi: ma non perchè non vuoi essere competitivo, ma perchè è il mercato che te lo impedisce“.

Belotti: gioia e dolore per i tifosi granata. Lei è stato il grande artefice dell’arrivo del Gallo sotto la Mole, e adesso sembra che a fine stagione il Capitano vada via a parametro 0. Se potesse dare un consiglio, quale sarebbe? 

“Diventa difficile dare consigli. C’è stato un momento in cui Belotti ha incarnato il Torino e in cui lui ha salvato il Toro: bisogna riconoscer quello che il Gallo è stato. E’ chiaro che poi, come in tutti i matrimoni, ci sono dei momenti in cui tutto è splendido e altri in cui magari subentrano un po’ di routine e un po’ di stanchezza: penso che forse, nel momento in cui i maggiori club ti offrivano cifre importanti per Belotti, lo si poteva cedere e poi prender 3/4 giocatori importanti che ti permettevano di fare il salto. Andrea è stato fondamentale per il Torino, ma il Torino è stato altrettanto importante per lui: lasciarsi non sarà facile per nessuno”.

Il Toro di adesso: che ne pensa di Juric e dei recenti investimenti fatti sui giovani da un grande potenziale? 

“Questo è il primo anno in cui condivido l’operato sul mercato. Sono contento dell’arrivo di Juric, che è un allenatore da Toro è che trasmette quelli che sono i valori del tifoso granata. Poi è ovvio che i risultati sono determinanti, ma la bontà del lavoro è innegabile: ha lanciato diversi giocatori, ma ne ha recuperati anche alcuni importanti come Lukic, Djdji, Rodriguez; in rosa ci sono giocatori di venti anni che hanno un grandissimo futuro e penso che ci siano tutti i presupposti perchè finalmente si esca dal tunnel degli ultimi due anni. Bisogna continuare a crescere sotto tutti i punti di vista, a cominciare dalla mentalità: condivido totalmente il percorso intrapreso, e ci sono tutte le basi per conseguire i risultati che il Toro merita. Da un ambiente depresso, Ivan ha trasformato completamente l’atmosfera: i passaggi come quelli con Venezia e Udinese ci devono essere in un percorso di crescita, ma ripeto, le basi ci sono e sono buone”.

Milinkovic-Savic: un girone d’andata con grandissime prestazioni, e un girone di ritorno in cui sta facendo fatica. Un portiere può essere trattato come un qualsiasi altro giocatore? Fino a quando si può insistere?

“Per parlare di un giocatore devi esserne a contatto tutti i giorni. Credo che Juric, confermando sempre la titolarità del portiere, abbia fatto un gesto importante sia nei confronti della società che del ragazzo: Vanja ha fatto un girone d’andata più che  positivo, i momenti negativi ci possono stare. Quando durante i miei anni arrivò Darmian, la gente non lo vedeva per niente; idem quando prendemmo Glik. Non può essere una partita sottotono a interrompere un percorso di crescita del genere“.

Da tifoso granata, quale lei è, tornerebbe per aiutare il suo Toro?

“In qualunque modo io risponda, non andrà mai bene (ride, ndr). Ho un rapporto eccezionale con la tifoseria, sono in debito con l’ambiente. Se io potessi ancora dare qualcosa, è ovvio che farei tutto per il Toro: ma se prima l’avrei fatto per motivi professionali, adesso lo farei per motivi di cuore. Siamo partiti dalla mia presentazione dove c’erano 8 tifosi in tutto che tiravano le pietre addosso al Presidente e al Direttore Sportivo: io sono più orgoglioso di quello che ho fatto durante i 5 anni, che per i singoli eventi come Bilbao”

 

[Fonte foto: ultimouomo.com]

 

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