Amarcord: Juventus-Torino, quando Ljajić fece tremare la Vecchia Signora

6 maggio 2017.

A poco più di quarantotto ore dal 68esimo anniversario della tragedia di Superga, la città di Torino si veste a festa: è il giorno del derby della Mole.

Partita di ritorno.

L’incontro si disputa allo Stadium, territorio di caccia ideale della Juventus di Massimiliano Allegri, che tra le mura amiche ha messo in piedi nell’ultimo anno e mezzo una striscia di ben 33 vittorie consecutive.

I padroni di casa si presentano all’appuntamento in forma smagliante: il successo in esterna contro il Monaco nella semifinale di andata di Champions League e l’ormai ampio distacco maturato in campionato sulla Roma di Luciano Spalletti hanno di fatto lanciato i bianconeri sulle ali dell’entusiasmo, e una possibile battuta d’arresto non è assolutamente contemplata.

Dall’altro lato il Torino, nono in classifica e oramai irrimediabilmente lontano dal treno europeo, è reduce dal deludente pareggio interno contro la Sampdoria e vuole provare a riscattare il proprio onore nella partita più importante e sentita dell’anno.

Mister Mihajlović sa di non poter sbagliare e schiera in campo la miglior formazione possibile. Un 4-2-3-1 con Joe Hart tra i pali, Rossettini e Moretti al centro della difesa, Zappacosta e Molinaro a spingere sulle fasce, Acquah e Baselli a fare da filtro a centrocampo, e poi Iago Falque-Ljajić-Boyè alle spalle di Andrea Belotti, unico faro in mezzo alla nebbia.

Anche la Juventus opta per lo stesso modulo. Tuttavia, visti e considerati i successivi impegni della sua squadra, Allegri sceglie di tutelarsi e schiera dal primo minuto diverse seconde linee, tra cui Sturaro e Rincon a centrocampo a supporto di Khedira.

Il match inizia puntuale alle 20:45.

Nei primi 10 minuti di gara il Toro tiene in mano il pallino del gioco.

Al 13’ uno scambio sull’asse Falque-Belotti rompe il ghiaccio: Gallo al tiro, ma la palla termina di poco a lato.

Due minuti più tardi la Juventus ci prova da calcio d’angolo, prima colpendo una traversa con Benatia, poi Hart neutralizza un colpo di testa di Sturaro e, infine, sulla ribattuta Molinaro contrasta Bonucci evitando che quest’ultimo segni a porta sguarnita.

Al 28’ altra grande chance per i padroni di casa: sul cross di Cuadrado arriva però un impreciso Mandzukic, che spreca calciando troppo alto il pallone.

Il Toro è in difficoltà e non riesce a cambiare l’inerzia della partita.

Al 43’ altra clamorosa occasione per la Juventus, con Dybala che si fa ipnotizzare dall’ancora ottimo Joe Hart. Il portiere inglese chiude infatti lo specchio della porta all’argentino ed evita un gol già fatto.

Si arriva così al 45’, con le squadre che vanno a riposo sullo 0-0.

Al rientro in campo la tensione è massima.

Al 7’ della ripresa arriva finalmente la svolta che tutti noi tifosi del Toro attendevamo: Ljajić pennella una punizione imprendibile per Neto, sulla quale il portiere brasiliano nulla può fare se non guardare il pallone insaccarsi alle sue spalle.

È tripudio granata.

Una gioia durata troppo poco però, perché 5 minuti più tardi un episodio controverso sposta gli equilibri del derby in favore dei padroni di casa: un fallo di Acquah – già ammonito – costa infatti al ghanese il secondo giallo, il che vuol dire Toro in 10 per i successivi 33 minuti di gioco.

Un’eternità.

Eppure, nonostante da quel momento in avanti il pressing della Juventus si faccia sempre più intenso, con i padroni di casa che in più occasioni sfiorano anche il gol del pareggio – quelle di Khedira e Bonucci restano le più clamorose -, i ragazzi di mister Mihajlović riescono a tenere molto bene il campo, andando raramente in difficoltà.

Ma il derby – si sa – è anche una questione di testa e di cuore oltre che di campo, e nel finale la squadra di Allegri pesca il jolly vincente con Higuain. L’argentino angola una conclusione là dove Hart non può arrivare e regala alla sua squadra un insperato e sofferto pareggio.

Il match termina pochi secondi più tardi. Punteggio: 1-1.

Di quella notte mi resteranno sempre impresse nella mente le lacrime post-partita di Adem Ljajić, specchio in quel momento dell’umore di ogni tifoso granata: deluso per il risultato, ma estremamente orgoglioso di aver visto la propria squadra lottare su ogni pallone per 90 minuti, anche al netto dell’inferiorità tecnica e numerica, in un giorno in cui onorare al massimo la memoria degli Invincibili rappresentava la priorità assoluta.

[Fonte foto: Calcio e Finanza]

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