Perchè il Toro deve credere nel settimo posto

Juric e i suoi ragazzi continuano a stupire.

La continuità con cui il Torino sta inanellando performance brillanti soprattutto in casa sorprende quanto la fluidità di gioco e l’intensità messa in campo dai granata.

Nelle stagioni passate, specialmente con mister Ventura, si erano toccati picchi di bel gioco e grande organizzazione a cui spesso seguivano scivoloni o partite sottotono.

Senza considerare il risultato finale, il Torino in casa si è finora espresso su livelli inferiori rispetto a quanto diventato poi standard solo nel derby (complice le numerose assenze) e con il Verona.

Negli altri match, ha sempre sovrastato l’avversario, con una fame degna del tremendismo granata anni ’80 abbinata ad una qualità del gioco mai vista negli ultimi 30 anni.

Atalanta, Lazio, Fiorentina, Bologna e Sassuolo sono state tenute nella propria metacampo per quasi l’intera gara; a loro non sono stati concessi più di due tiri nello specchio della porta a partita.

La partita di ieri è stata la sublimazione del nuovo Toro targato Juric: un avversario con un attacco da prime 6 completamente annullato per 90 minuti.

Una fase offensiva capace di produrre 8 palle gol nitide, colpire tre pali, mettere attaccanti, esterni e trequartisti davanti alla porta.

Sarebbe troppo facile attribuire all’atavica sfiga granata il pareggio subito nei minuti finali: il calcio è fatto anche di queste partite, ma il risultato per una volta deve passare in secondo piano.

 

Mantenendo questo livello di prestazioni, il Torino ha il dovere morale di credere di poter entrare nelle prime 7.

Le avversarie hanno sicuramente individualità migliori, ma nessuno sta giocando come Mandragora&C.

Altro elemento a favore dei granata sembra essere l’intercambiabilità degli elementi senza che la prestazione complessiva della squadra ne risenta.

Chi all’apparenza può sembrare irrinunciabile, viene sostituito senza gap di rendimento: lo abbiamo visto con Belotti, che Juric non ha mai avuto, lo stiamo vedendo con Pobega, che Mandragora non sta facendo rimpiangere.

Non siamo sicuri che la Fiorentina senza Vlahovic, o la Lazio senza Immobile possano essere in grado di esprimersi sugli stessi livelli.

L’ultimo punto da sottolineare in una eventuale corsa al settimo posto, riguarda la pressione dell’ambiente: tutto sommato il Toro non ha nessun obbligo di raggiungere l’Europa quest’anno.

Dopo gli ultimi due anni, i tifosi (che dovrebbero gratificare Juric e i suoi riempiendo lo stadio, al di là di quello che può essere il pensiero verso la società) sono già ampiamente soddisfatti del trend stagionale; viste le aspettative, non raggiungere un traguardo europeo a Roma o Firenze significherebbe aver fallito la stagione.

 

Pur non ritenendo semplice il raggiungimento di un traguardo europeo, crediamo che Juric sia riuscito a dare una credibilità tale alla sua squadra da reputare lecito sperare di lottare fino alla fine con squadre che lo scorso anno hanno chiuso il campionato con il doppio dei punti rispetto ai granata.

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