Per ogni fine c’è (dovrebbe esserci) un nuovo inizio

Foto Claudio Furlan – LaPresse – Torino Fc

Il Torino Fc sta pagando una scelta coraggiosa: quella di voler rivoluzionare, almeno questa era l’intenzione iniziale, scegliendo di ri-partire da Marco Giampaolo, tecnico tra i più integralisti e fedeli al suo modo di giocare, da alcuni definito “talebano” (sebbene poi abbia dimostrato il contrario), con quel 4-3-1-2 autentico marchio di fabbrica del tecnico abruzzese, nativo di Bellinzona (Svizzera, quindi a suo modo preciso), in possesso, al suo arrivo, ma anche a fine mercato estivo, di una rosa abituata da anni alla difesa a 3, addestrata più alla distruzione che alla costruzione, educata più all’attesa che all’attacco, in principio fu Ventura, poi Mazzarri, eccezion fatta per la parentesi Mihajlovic, ricordato più per la difesa colabrodo (quella dei 66 gol subiti). Tutto questo nell’estate più difficile, quella del mercato ristretto, quella della pandemia mondiale, quella immediatamente successiva alla peggior stagione dell’ultimo decennio, un campionato letteralmente ripreso per il rotto della cuffia, culminato con la salvezza targata Moreno Longo, raggiunta con i tanto agognati #40punti, da scrivere rigorosamente tutto attaccato e con cancelletto, così come si fa in piena era/epoca social, la fatidica e per certi versi “mitica” soglia salvezza da quando esistono i tre punti a vittoria, o giù di lì.

La sessione di mercato estiva, partita in pompa magna con gli arrivi dei fedelissimi giampaoliani Linetty e Ricardo Rodriguez, con l’approdo del promettente esterno difensivo kosovaro Vojvoda, “ragazzo pulito e volenteroso” (così lo definirà poi il mister), si è presto arginata contro il muro, pardon, i muri, delle difficoltà sopraelencate: la crisi economica mondiale (a un certo punto, non so se lo ricordate, sembrava spendesse solo Urbano Cairo, tanto che qualcuno arrivò ad osare con l’hashtag #VagnatiAccelera, e da quel momento, di fatto, il direttore sportivo granata tirò una brusca frenata), poi le richieste economiche dei club proprietari dei cartellini (le famose #primescelte – altra sottospecie di neologismo/portmanteu social – spesso costano ed è, sarebbe, compito del bravo ds ripiegare su valide, possibilmente, alternative di ruolo), poi le decisioni dei giocatori (quando bussa alla tua porta un club come l’Atletico Madrid di Simeone diventa complicato rimaner competitivi, e sapete già di chi sto parlando senza il bisogno che ne faccia menzione) e, dulcis in fundo, ma non è un aspetto meno importante, le difficoltà riscontrate nel vendere i giocatori, reduci da una stagione non certo esaltante, quindi difficili da “piazzare”, in un mercato nel quale anche le big hanno notevolmente risparmiato.

E oggi siamo qui, a fine 2020, all’ultimo posto in classifica, con 8 punti in 14 partite, con la peggior difesa del campionato e con quella “melma in testa“, ancora viva e vegeta, ahinoi, una melma che appare così densa e ardua da scrollarsi di dosso, nonostante le tante buone prestazioni offerte, spazzate psicologicamente via da altrettante rimonte e contro rimonte subite. In tutte le classifiche che non contano, ossìa quelle dei primi tempi, quelle dei primi 75 minuti!, quelle delle squadre passate in vantaggio (ne ho lette di tutti i tipi), il Toro sarebbe secondo, terzo, con un piede in Champions League e con un bomber ai primi posti in classifica cannonieri (ah no, quello ce l’abbiamo veramente). Ma la realtà è un’altra e fra pochi giorni comincerà la sessione di mercato invernale più importante degli ultimi anni, forse di sempre, almeno per noi granata. Chi sta leggendo queste ultime righe obietterà che il Toro, nel mercato di gennaio, non ha mai fatto grandi investimenti (eufemismo), lo dice la storia della presidenza Cairo. Ma la scelta di proseguire con Giampaolo, nonostante i risultati sportivi ottenuti (o non ottenuti), è il chiaro segnale che ci sia l’intenzione quantomeno di mettere delle toppe ad un mercato estivo incompleto ed in un certo senso avallato dal tecnico, almeno pubblicamente (“Rincon può fare il play”, “troveremo altre linee di passaggio”, ecc. ne ricordo tante). Se così non fosse assisteremmo ad una forma di masochismo, a suo modo coerente ed in linea con le scelte estive o settembrine, ma che contribuirebbe a mantenere quel senso di incompletezza, quel senso di inadeguatezza (della rosa) che rischierebbe di spalancarci le porte della B (incubo per noi “trentenni suonati” che di stagioni così ne abbiamo passate) facendoci sprofondare nell’abisso (con la “a” minuscola, nonostante la collaborazione, anche se in minima parte, di Abisso con la A maiuscola, i più ricorderanno).

Sono mancati gli acquisti nei ruoli cardine (play, seconda punta e trequartista, per quanto conosca il gioco di Giampaolo), i famosi giocatori “funzionali”. Chi mi segue su Twitter sa che l’ho scritto in tutte le salse, dalla fine della sessione estiva di calciomercato, e non ho mai nascosto le mie perplessità. Non andrò oltre nella disamina tecnico-tattica per non tediarvi al primo articolo, ma sicuramente avremo modo di parlarne. Chiuderei con i classici buoni propositi di fine/inizio anno: mi affido alla speranza che questo mercato di riparazione possa esserci utile a riparare, appunto, e che il mio profilo Twitter possa diventare un brulicar di bandierine di tutte le nazioni, anche quelle più difficili da riconoscere per i meno avvezzi alla geografia (qui sorridete voi e mi permetto un sorriso anch’io). Vi auguro un Felice Anno Nuovo e auspico per tutti noi un’annata calcistica (e non solo) migliore di quella appena conclusa. Non chiedo molto, in fondo.

Comments (9)

  1. Grande Matteo, sempre lucido e preciso.

  2. Speriamo lo legga Cairo! Articolo ben fatto e secondo me veramente esaustivo di tutta la situazione attuale

  3. Ciao Matteo, non ti conoscevo assolutamente poi per caso leggendo come tutti i giorni notizie sul ns AMATO TORO mi sono imbattuto sulle notizie,commenti su Twitter e devo dire che sei assolutamente sopra la media! Grazie!

  4. Analisi perfetta Matteo! Mi spiace solo non averti ancora conosciuto di persona… ma ci sarà occasione quando verrai a Torino!!

  5. Sottoscrivo ogni singola virgola di quanto scrivi.
    Un solo dubbio: domenica si va a Parma, #ultimaspiaggia . Perdessimo, cosa in cui riusciamo piuttosto bene, sarebbe una mazzata da cui sarebbe difficile rialzarsi. A Gennaio ci troviamo con un Mr. che spinge per un modulo e la squadra per un altro. A quel punto non so chi ci crederebbe ancora fra giocatori, tecnico e società.

  6. Fabio De Vivo

    Vai avanti in questo esperimento “socio”,mi sembra ben articolato e sicuramente valevole di un certo seguito!
    #FVCG #SFT

  7. Tutto chiaro, cronologicamente preciso e incontestabile. Bravo Matteo come al solito. Quel che sarà del Torino nel 2021, lo “scopriremo solo vivendo”. Un saluto granata.

  8. Forza Matteo !!

  9. Articolo puntuale e preciso, come d’altronde tutti i tuoi tweet.
    Ho salvato tra ii preferiti il sito così tra qua e Twitter non mi perdo niente!!!!

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Per ogni fine c’è (dovrebbe esserci) un nuovo inizio

Foto Claudio Furlan – LaPresse – Torino Fc

Il Torino Fc sta pagando una scelta coraggiosa: quella di voler rivoluzionare, almeno questa era l’intenzione iniziale, scegliendo di ri-partire da Marco Giampaolo, tecnico tra i più integralisti e fedeli al suo modo di giocare, da alcuni definito “talebano” (sebbene poi abbia dimostrato il contrario), con quel 4-3-1-2 autentico marchio di fabbrica del tecnico abruzzese, nativo di Bellinzona (Svizzera, quindi a suo modo preciso), in possesso, al suo arrivo, ma anche a fine mercato estivo, di una rosa abituata da anni alla difesa a 3, addestrata più alla distruzione che alla costruzione, educata più all’attesa che all’attacco, in principio fu Ventura, poi Mazzarri, eccezion fatta per la parentesi Mihajlovic, ricordato più per la difesa colabrodo (quella dei 66 gol subiti). Tutto questo nell’estate più difficile, quella del mercato ristretto, quella della pandemia mondiale, quella immediatamente successiva alla peggior stagione dell’ultimo decennio, un campionato letteralmente ripreso per il rotto della cuffia, culminato con la salvezza targata Moreno Longo, raggiunta con i tanto agognati #40punti, da scrivere rigorosamente tutto attaccato e con cancelletto, così come si fa in piena era/epoca social, la fatidica e per certi versi “mitica” soglia salvezza da quando esistono i tre punti a vittoria, o giù di lì.

La sessione di mercato estiva, partita in pompa magna con gli arrivi dei fedelissimi giampaoliani Linetty e Ricardo Rodriguez, con l’approdo del promettente esterno difensivo kosovaro Vojvoda, “ragazzo pulito e volenteroso” (così lo definirà poi il mister), si è presto arginata contro il muro, pardon, i muri, delle difficoltà sopraelencate: la crisi economica mondiale (a un certo punto, non so se lo ricordate, sembrava spendesse solo Urbano Cairo, tanto che qualcuno arrivò ad osare con l’hashtag #VagnatiAccelera, e da quel momento, di fatto, il direttore sportivo granata tirò una brusca frenata), poi le richieste economiche dei club proprietari dei cartellini (le famose #primescelte – altra sottospecie di neologismo/portmanteu social – spesso costano ed è, sarebbe, compito del bravo ds ripiegare su valide, possibilmente, alternative di ruolo), poi le decisioni dei giocatori (quando bussa alla tua porta un club come l’Atletico Madrid di Simeone diventa complicato rimaner competitivi, e sapete già di chi sto parlando senza il bisogno che ne faccia menzione) e, dulcis in fundo, ma non è un aspetto meno importante, le difficoltà riscontrate nel vendere i giocatori, reduci da una stagione non certo esaltante, quindi difficili da “piazzare”, in un mercato nel quale anche le big hanno notevolmente risparmiato.

E oggi siamo qui, a fine 2020, all’ultimo posto in classifica, con 8 punti in 14 partite, con la peggior difesa del campionato e con quella “melma in testa“, ancora viva e vegeta, ahinoi, una melma che appare così densa e ardua da scrollarsi di dosso, nonostante le tante buone prestazioni offerte, spazzate psicologicamente via da altrettante rimonte e contro rimonte subite. In tutte le classifiche che non contano, ossìa quelle dei primi tempi, quelle dei primi 75 minuti!, quelle delle squadre passate in vantaggio (ne ho lette di tutti i tipi), il Toro sarebbe secondo, terzo, con un piede in Champions League e con un bomber ai primi posti in classifica cannonieri (ah no, quello ce l’abbiamo veramente). Ma la realtà è un’altra e fra pochi giorni comincerà la sessione di mercato invernale più importante degli ultimi anni, forse di sempre, almeno per noi granata. Chi sta leggendo queste ultime righe obietterà che il Toro, nel mercato di gennaio, non ha mai fatto grandi investimenti (eufemismo), lo dice la storia della presidenza Cairo. Ma la scelta di proseguire con Giampaolo, nonostante i risultati sportivi ottenuti (o non ottenuti), è il chiaro segnale che ci sia l’intenzione quantomeno di mettere delle toppe ad un mercato estivo incompleto ed in un certo senso avallato dal tecnico, almeno pubblicamente (“Rincon può fare il play”, “troveremo altre linee di passaggio”, ecc. ne ricordo tante). Se così non fosse assisteremmo ad una forma di masochismo, a suo modo coerente ed in linea con le scelte estive o settembrine, ma che contribuirebbe a mantenere quel senso di incompletezza, quel senso di inadeguatezza (della rosa) che rischierebbe di spalancarci le porte della B (incubo per noi “trentenni suonati” che di stagioni così ne abbiamo passate) facendoci sprofondare nell’abisso (con la “a” minuscola, nonostante la collaborazione, anche se in minima parte, di Abisso con la A maiuscola, i più ricorderanno).

Sono mancati gli acquisti nei ruoli cardine (play, seconda punta e trequartista, per quanto conosca il gioco di Giampaolo), i famosi giocatori “funzionali”. Chi mi segue su Twitter sa che l’ho scritto in tutte le salse, dalla fine della sessione estiva di calciomercato, e non ho mai nascosto le mie perplessità. Non andrò oltre nella disamina tecnico-tattica per non tediarvi al primo articolo, ma sicuramente avremo modo di parlarne. Chiuderei con i classici buoni propositi di fine/inizio anno: mi affido alla speranza che questo mercato di riparazione possa esserci utile a riparare, appunto, e che il mio profilo Twitter possa diventare un brulicar di bandierine di tutte le nazioni, anche quelle più difficili da riconoscere per i meno avvezzi alla geografia (qui sorridete voi e mi permetto un sorriso anch’io). Vi auguro un Felice Anno Nuovo e auspico per tutti noi un’annata calcistica (e non solo) migliore di quella appena conclusa. Non chiedo molto, in fondo.

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  1. Grande Matteo, sempre lucido e preciso.

  2. Speriamo lo legga Cairo! Articolo ben fatto e secondo me veramente esaustivo di tutta la situazione attuale

  3. Ciao Matteo, non ti conoscevo assolutamente poi per caso leggendo come tutti i giorni notizie sul ns AMATO TORO mi sono imbattuto sulle notizie,commenti su Twitter e devo dire che sei assolutamente sopra la media! Grazie!

  4. Analisi perfetta Matteo! Mi spiace solo non averti ancora conosciuto di persona… ma ci sarà occasione quando verrai a Torino!!

  5. Sottoscrivo ogni singola virgola di quanto scrivi.
    Un solo dubbio: domenica si va a Parma, #ultimaspiaggia . Perdessimo, cosa in cui riusciamo piuttosto bene, sarebbe una mazzata da cui sarebbe difficile rialzarsi. A Gennaio ci troviamo con un Mr. che spinge per un modulo e la squadra per un altro. A quel punto non so chi ci crederebbe ancora fra giocatori, tecnico e società.

  6. Fabio De Vivo

    Vai avanti in questo esperimento “socio”,mi sembra ben articolato e sicuramente valevole di un certo seguito!
    #FVCG #SFT

  7. Tutto chiaro, cronologicamente preciso e incontestabile. Bravo Matteo come al solito. Quel che sarà del Torino nel 2021, lo “scopriremo solo vivendo”. Un saluto granata.

  8. Forza Matteo !!

  9. Articolo puntuale e preciso, come d’altronde tutti i tuoi tweet.
    Ho salvato tra ii preferiti il sito così tra qua e Twitter non mi perdo niente!!!!

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