ESCLUSIVA: Intervista a Luca Fusi: Toro punta sul vivaio!

Buongiorno Luca, il Toro è partito bene sfruttando al massimo il calendario; poi sono arrivate 3 sconfitte nelle ultime 4 partite, anche se ha realmente demeritato solo con il Sassuolo.

Vede dei margini di miglioramento? Può pensare a qualcosa in più di un campionato tranquillo o manca ancora qualcosa?

Non manca molto perchè è sempre più evidente l’impronta che sta dando Juric.

Continuando questo percorso, la squadra si sta avvicinando a quelle squadre che tutti gli anni lottano per ambire ad un posto in Europa.

Evidentemente la concorrenza è folta quindi non è facile raggiungere l’obiettivo ma credo di poter dire che la strada intrapresa negli ultimi 2 anni stia producendo dei buoni risultati.

Sabato c’è una partita complicata che è probabilmente anche un po’ la sua partita del cuore. Lei ha vinto Scudetto e Coppa Uefa con gli azzurri, e la coppa italia con il Torino.

Il Napoli sembra una macchina perfetta, sarebbe sorpreso di un risultato positivo del Torino?

Non sarei sorpreso perchè il Torino di Juric può pensare di fare risultato su ogni campo.

Di fronte avrà una squadra che ha raggiunto una grande consapevolezza sia in Italia che all’estero quindi sarà una partita molto difficile; ma credo che il Napoli dovrà sudare per avere la meglio sulla squadra granata.

Uno dei punti di forza del Toro è la capacità di mettere in difficoltà anche avversari di livello come successo, indipendentemente dagli episodi che hanno determinato i risultati, a Bergamo e Milano.

Lo score del Torino al Maradona non è esattamente invidiabile; i granata hanno vinto soltanto due volte negli ultimi 30 anni nel capoluogo campano.

L’ultima vittoria fu amara perchè posticipò soltanto di qualche settimana l’ultima retrocessione, ma nella penultima lei fu assoluto protagonista.

Si ricorda quella partita?

Vincemmo 1-0 con un mio gol nel finale; una partita che diede grande consapevolezza alla squadra che poi arrivò in finale di Coppa Uefa con l’Ajax e terzo in campionato.

Avevamo ottime individualità e soprattutto un gruppo coeso.

Quella squadra con un paio di innesti avrebbe potuto ambire a grandi traguardi; purtroppo furono necessarie una serie di cessioni che indebolirono quel Torino.

Lei è stato un grande centrocampista e sul finire della carriera Mondonico ha sfruttato la sua grande duttilità spostandola qualche metro più indietro al posto di Cravero.

Pur con caratteristiche fisiche e tattiche ovviamente completamente diverse, anche Buongiorno si sta dimostrando un giocatore estremamente duttile

Lo scorso anno Juric l’ha schierato braccetto a sinistra e in situazioni di emergenza addirittura esterno; ora si alterna con Schuurs nel ruolo di centrale al posto di bremer.

Ad esclusione dell’ultimo match col Sassuolo, ha avuto un inizio di stagione estremamente positivo.

Che idea si è fatto del ragazzo?

Buongiorno è un giovane di buone prospettive e speriamo sia il primo di una lunga serie di ragazzi delle giovanili che si affermano in Prima squadra.

Per il Toro è fondamentale che il vivaio torni ad essere quella fucina di talenti che era negli anni ’90.

Ricordando la squadra che battè il Real Madrid e arrivò a giocarsela ad Amsterdam avevamo sicuramente grandi giocatori provenienti da altre squadre, ma c’era una base fortissima formata dai Cravero, dai Benedetti, dai Marchegiani, dai Cois, dai Lentini (e I Vieri, i Sottil e i Falcone in rampa di lancio) che proveniva dal Filadelfia.

Lei ha vissuto un Toro molto lontano da questo, in un’epoca oggettivamente molto diversa.

Allora si compravano giocatori dal Real Madrid o dal Napoli di Maradona, scenario oggi difficilmente perseguibile da una società di medio livello.

Con Juric si è intrapresa la linea dei giovani, il Toro ha acquistato giovani interessanti come Schuurs, Ilhkan, Ricci, Pellegri, lo stesso Vlasic che sta facendo benissimo

Dopo il Lecce, i granata sono la squadra più giovane del campionato.

È questa la strada giusta e sostenibile per crescere?

Il Toro deve essere in grado di coniugare lo sviluppo di giocatori fatti in casa con l’acquisto di ragazzi di prospettiva.

La società granata deve impegnarsi al massimo per riconvertire il settore giovanile in quel trampolino di lancio che è stato negli anni passati: in questo modo la società avrà la possibilità, attraverso qualche sacrificio di questi ragazzi fatti in casa, di reinvestire sul mercato e crescere, sebbene a piccoli passi.

L’Atalanta è sicuramente un esempio da seguire da questo punto di vista; il Torino sta provando a seguire la stessa politica con buoni risultati; sicuramente la speranza è che ci possano essere altri Buongiorno da inserire stabilmente in prima squadra nel prossimo futuro.

Juric è apprezzatissimo dalla piazza probabilmente anche grazie alla sua capacità di andare sempre diretto al punto.

Lei ha lavorato con Mondonico, che è l’allenatore più amato dai tifosi granata.

Vede similitudini tra i due allenatori?

Sebbene abbiano allenato in epoche diverse, credo che caratterialmente i due si somiglino molto; entrambi hanno o hanno avuto l’obiettivo di creare ambienti e motivazioni adatte per far rendere al meglio il gruppo.

Le esternazioni pubbliche, magari poco comprensibili a chi non è dentro allo spogliatoio, servono per proteggere la squadra e per scaricare le responsabilità dai giocatori.

La ritengo una grossa qualità da parte di un mister.

Al di là dell’amore dei tifosi, Juric mi sembra molto benvoluto dai giocatori che vedono in lui una guida da seguire.

È vero che ci si abitua a tutto, ma com’era alzarsi la mattina e pensare di allenarsi con Maradona?

C’era la percezione di giocare col più grande di tutti I tempi?

È stato un privilegio che ho provato a sfruttare al massimo.

Non ha mai chiesto trattamenti di favore in allenamento, anche perchè, pur volendo entrare deciso, dovevi riuscire a prenderlo…

Era in grado di valorizzare i compagni di squadra, non ha mai pensato solo a sè stesso ma poneva il gruppo di fronte a tutto: per questo è sempre stato sempre apprezzato dai suoi compagni.

Per noi non è stato solo un calciatore fantastico, ma un vero leader, un vero trascinatore sia in campo che fuori.

Il rimpianto è che non sia riuscito a trasmettere le sue doti fuori dal comune anche come insegnante di calcio nel dopo carriera.

Lei è stato l’ultimo, oramai 30 anni fa.

Luca, quando rivedremo un nuovo capitan Fusi alzare un trofeo per il Torino?

Ultimamente il Toro non ha brillato in coppa Italia, anche a causa della nuova formula del torneo.

Per vincere un trofeo, si devono allineare tante componenti: ad esempio, nel 1993 un mio gol su un errore del portiere della Lazio contribuì al passaggio in semifinale con due derby tiratissimi.

Bisogna continuare a lavorare come nell’ultimo anno e mezzo, dando fiducia a Juric e aggiungendo un pezzo alla volta per rendere la squadra sempre più competitiva.

Evidentemente l’ambizione sul medio termine del Toro deve essere quello assestarsi sul livello di squadre come Lazio, Fiorentina ed Atalanta.

Non manca molto per arrivarci, ma credo che la strada intrapresa sia quella giusta.

Anche se la percezione dei tifosi è probabilmente diversa, talvolta una o due cessioni possono permettere alla società di muovere il mercato e fare quegli innesti necessari a crescere.

Le cessione di Bremer mi sembra sia andata in questa direzione: l’immagine che viene percepita all’esterno è che la società, pur privandosi dei suoi pezzi pregiati, voglia continuare a migliorare investendo sui giovani.

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