Intervista esclusiva con Cesare Castellotti: il suo ricordo di quel maledetto 4 maggio, il suo rapporto con il Toro e tanto altro

“Vi parla il comandante Meroni, abbiamo cominciato la fase di atterraggio. A tutti i passeggeri: allacciare la cintura di sicurezza. Controllo altimetro eseguito, altitudine 2000 metri: ci saranno si e no 50 metri”. Da li in poi buio, nessun segnale. A un certo punto una chiamata arriva negli spogliatoi granata dove si stava allenando la Primavera: “Superga: è caduto l’aereo dei ragazzi, è caduto l’aereo dei ragazzi…non ci sono più”.

4 Maggio 1949: ore 17.05. Da quel momento in poi, il Grande Torino è entrato nella leggenda.

E i nomi degli invincibili risuonano ogni giorno come una filastrocca: Bacigalupo, Ballarin Aldo, Ballarin Dino, Bongiorni, Castigliano, Fadini, Gabetto, Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Mazzola, Menti, Operto, Ossola, Rigamonti, Schubert. 

In occasione del ricordo della Leggenda granata, abbiamo avuto l’onore di intervistare Cesare Castellotti Vaglienti: storico giornalista italiano, noto al grande pubblico per 90°minuto, ma entrato in RAI all’inizio degli anni sessanta, curando prima i servizi da Torino sul Telegiornale unico e poi al TG1, occupandosi principalmente della FIAT e del calcio, ma parlando anche di basket e pallavolo. Con lui abbiamo ripercorso la storia granata, soffermandoci soprattutto sulla tragedia di Superga. Tanti i temi toccati nel corso dell’emozionante intervista.

LA TRAGEDIA DI SUPERGA

“Avevo 9 anni e abitavo a Pinerolo. Ero in casa, in camera a studiare; a un certo punto ho sentito un urlo di mia mamma, che era in cucina e stava stirando: <<Cesare, Cesare vieni, è caduto un aereo, ci sono dei calciatori sull’aereo, ci sono dei morti>>. A quel punto sono corso in cucina, e da lì ho seguito per ore la tragedia di quell’incidente. Questo mi ha segnato, nel senso che la mia simpatia per il Torino, che non so se prima ci fosse, dopo aver vissuto in diretta e in radio quella tragedia, è aumentata. Ho ancora negli occhi le immagini dei funerali a Palazzo Madama, una cosa che non dimentichi, che ti segna”. Cesare Castellotti non nasconde l’emozione ricordando quel giorno e prosegue:La Rai arrivò su a Superga prima dei pompieri. Come in ogni sede Rai, c’era un giornalista che doveva cercare le notizie di cronaca dai Pronto Soccorsi, facendo il giro delle telefonate. Questo collega, della redazione di Milano, Baccarelli, era a Torino in quel momento ed era seduto al tavolino con questo lavoro spigoloso dei “Pronti”; a un certo punto chiama i Vigili del Fuoco per sapere se ci fosse qualche notizia di cronaca e la risposta è stata di no, che stavano addirittura giocando a carte. Durante la chiamata, alla stazione dei Vigili del fuoco arrivò la notizia della caduta dell’area, e Baccarelli, essendo in collegamento sentì tutto. A quel punto Franco Laiolo, operatore, è balzato con la Fiat 600 carrozzata Multipla d’azzurro e insieme a Baccarelli è salito a Superga, arrivando prima dei pompieri. La tragedia mi ha segnato e mi è rimasta in testa”.

IL TORO DA CORRISPONDENTE DI 90°MINUTO

“Non ricordo una particolare partita. Le partite di Toro e Juventus, a Torino, non le ho seguite tanto; la maggior parte delle volte infatti, il mio direttore Paolo Valenti mi mandava in trasferta, mi capitava di seguire l’Atalanta e persino il Como. Ho seguito e seguivo, cercando di non mancare, i derby; erano le partite che mi godevo di più, ancora di più se vinceva il Toro, nonostante la Juventus ne abbia vinti molti”.

IL LEGAME CON IL CALCIO E CON LO SPORT

“Non sono mai stato un grande amante del calcio come sport, l’ho seguito per vivere. I milanesi dicono <<mi guda vendi, cioè o da vivere o da vendere>>. Più avanti mi ero appassionato al golf, e ci gioco ancora; il calcio non mi è mai entrato come vera passione nella pelle. Quando la Rai mi propose di sostituire Andrea Boscione allo sport, non ci ho pensato troppo, in quanto voleva dire avere un lavoro un po’ più tranquillo (ho visto terremoti, alluvioni, le Brigate Rosse, ecc); ma come passione non ero così contento. Come sport sono stato interessato al ciclismo, ho avuto l’occasione di vedere correre Coppi e Bartali, e all’atletica leggera”.

IL LEGAME CON IL TORO

“Alla fine però, lavorando ci si appassiona alle cose e ti viene l’entusiasmo. Soprattutto seguendo il Toro. Quella storia mi è entrata nella pelle, nel sangue; la storia di avere vissuto la tragedia di Superga in diretta poi…”.

SUL RAPPORTO CON IL TORO

“Lavorando nell’ambito, come detto prima, ci si appassiona. Sono diventato amico di molti calciatori del Torino. Ho avuto un ottimo amico come il portiere Giuliano Terraneo; ci frequentavamo a cena con alcuni. Recentemente ho frequentato, e quando vado a Rio de Janeiro lo vedo, Leo Junior; è una gran cara persona, con la quale mi sento ancora molto spesso. Eravamo molto amici anche con Eraldo Pecci: facevamo partitoni a scopone scientifico a casa di un nostro amico macellaio, e con noi c’era anche Gorin; con Pecci eravamo veramente amici. Ci frequentavamo anche con Ferrini. Per quanto riguarda gli allenatori, ho avuto sempre rapporti corretti e amichevoli, ma nulla di più: ho conosciuto Edmondo Fabbri (distrutto dopo la sconfitta in Corea) e poi Emiliano Mondonico”.

SU EMILIANO MONDONICO

“Persona vera e molto competente e poi era un uomo sereno, senza punti di polemica contro nessuno. Una persona semplice, di una onestà intellettuale e sportiva veramente incredibile. Era una di quelle persone che, come si suol dire, non dovrebbe mai mancare. Mi ha colpito veramente in positivo. Una persona fantastica”.

SUL MOMENTO ATTUALE DEL TORO

“Seguo ancora il Toro dai giornali. Sono andato ancora alcune volte allo Stadio Olimpico Grande Torino, invitato dalla Suzuki. Con loro, così come con tutte le case automobilistiche con cui ho lavorato durante la mia rubrica del giovedì su Rai1 dopo il TG1, sono diventato amico. Ogni tanto mi invitano alle partite del Toro e allora sono ancora andato alcune volte solo per quello; mi hanno istigato, quasi obbligato ad andare a vedere il Torino. Il legame con quei valori di tremendismo, grinta, lotta e coraggio rimane ed è presente ancora oggi; è l’unica cosa del Torino che rimane viva e vegeta nella testa e nel cuore di chi segue il Toro. Sulla tifoseria ci sono alti e bassi, molti apprezzano la squadra solo quando vince e la contestano quando perde; un tifoso vero dovrebbe essere soprattutto tifoso quando si perde

SU BELOTTI

Ho conosciuto personalmente Belotti, un ragazzo per bene e a posto. Molto educato. L’ho conosciuto una sera sull’aereo tornando da Roma grazie al Presidente Cairo. Il capitano è l’unico giocatore del Torino che in realtà conosco personalmente. Non capisco perché Cairo non lo abbia ceduto quando aveva un prezzo ben superiore rispetto ad adesso; avrebbe incassato una gran bella cifra. Sono dei professionisti, non mercenari, che vanno dove portano i soldi, dove guadagnano di più, esempio ne è Ibrahimovic. Belotti ha dimostrato di essere diverso; anche se l’attrazione dei soldi c’è sempre. C’era un altro giocatore forte che il Torino ha avuto, ed è stato Cerci. Anche lì il Toro avrebbe potuto venderlo prima. A me comunque da sempre un po’ fastidio parlare di soldi e mercato quando si parla di persone”.

SU CAIRO E SUI PRESIDENTI DEL TORINO

“Il Presidente è un faccendiere e come tutti non fa il Presidente solo per diletto. Ce ne è stato uno che si sentiva la maglia granata addosso: Sergio Rossi. I soliti tifosi che non erano mai contenti contestarono la squadra che era terza in classifica, e Rossi si dimise; Rossi è stato un gran bel Presidente, nonostante tutti i problemi che il Torino ha avuto. Non parliamo poi di Goveani, tirato dentro da Borsano; Borsano divenuto presidente, dopo un derby vinto, andò sotto la curva a prendersi i voti dei tifosi del Toro per le elezioni politiche, e diventò senatore. Una volta lasciata la presidenza, Borsano lasciò il posto al notaio Goveani, mio concittadino di Pinerolo. Ancora, De Finis e gli altri ingannarono e illusero molti tifosi granata; Pianelli almeno prima uno scudetto l’ha vinto. Come dirigenza e Presidenti il Torino ha passato anni bui. Cairo è un uomo d’affari, che ragiona solo a livello economico”.

SULLE TRASFERTE CON IL TORO (E CON LA JUVE)

“Ho fatto alcune trasferte all’estero: con il Torino, viaggiavo sul loro aereo, mangiavo con loro e andai a Magdeburgo per una coppa continentale (Coppa UEFA 1980/81, ndr); ben più trasferte ne ho fatte con la Juventus: a Manchester, in Russia, in Ucraina. Non andai per fortuna all’Heysel: quando sono tornati a Torino, l’aereo si fermò e al momento in cui si aprì il portellone, il capitano della Juventus alzò la Coppa come se nulla fosse. Non ho mai capito come mai la Juventus non abbia mai rimesso in palio quel trofeo, dopo che vi furono 39 morti; è assurdo, io avrei proposto di rigiocarla. E’ una grande macchia. In quel momento sbagliò Gianni Agnelli; Umberto Agnelli invece era una bravissima persona”.

SUL TORO DI OGGI

“Ci tocca soffrire. Da una vita ci tocca soffrire. Abbiamo avuto gli anni meravigliosi del Grande Torino, la parentesi del Toro di Pianelli con Pulici e Graziani e forse il Toro di Mondonico (nonostante non abbia vinto alcun trofeo). Sono anni che il Toro vivacchia sperando di non retrocedere; adesso traballa molto: Nicola ha ripristinato il clima giusto, ma la situazione è quella che è. Negli anni si ripetono le solite sofferenze, ed è un peccato vedere il Toro lì in basso in classifica. L’importante è credere sempre nel Toro, soffrire per i colori granata. É troppo facile essere tifosi della Juventus; ci sono tanti che salgono sul carro dei vincitori”.

SULLA SUPERLEGA

“Piuttosto che vedere Juventus-Benevento o Inter-Crotone, sarebbe meglio avere un campionato ridotto e vedere solo le grandi squadre. Il calcio è uno spettacolo, è business: il tifoso vuole vedere solo le grandi partite. Il Milan ad esempio è sempre il Milan, una società che può vantarsi di aver vinto 7 Coppe Campioni. In Italia ci sono Juventus, Milan e Inter; in Spagna ci sono Real, Atletico e Barca; in Germania ci sono Bayern e Borussia. Poi ancora le 6 inglesi, l’Ajax, il Benfica a livello di nome e per la tradizione. Tolte queste squadre, non vedo nulla; così almeno la gente va allo stadio e paga per vedere belle partite”.

A nome di tutta la redazione di Corriere Granata ci teniamo a ringraziare Cesare Castellotti per la grande disponibilità e per aver condiviso con noi il suo ricordo del 4 maggio 1949, nonché tante tappe della sua brillante carriera giornalistica. Grazie Cesare! Sempre Forza Toro.

Comments (1)

  1. Valeriano Pelissetti

    Credo ci sia un errore sul ricordo relativo a Superga: la Fiat 600 è uscita nel 1955……..

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