ESCLUSIVA CG – Cobianchi: “Vi racconto Toro e Argentina”

Corriere Granata ha intervistato in esclusiva Giacomo Cobianchi, uno dei massimi esperti di calcio argentino in Italia. Di recente ha iniziato a produrre il podcast sul calcio sudamericano “Potrero” insieme a MOLA TV; redattore per ‘Footbola’ e ‘5-5-5’.

Giacomo, l’Argentina ha un legame molto forte con il Torino. In primis il gemellaggio con il River Plate. 

“Il gemellaggio con il River Plate è molto sentito, in Argentina i riferimenti sono continui. La storia è molto bella: il 26 maggio 1949 il presidente del River Vespucio Liberti (a cui è intitolato il Monumentàl) portò la sua ‘Maquina’, una delle squadre più forti del mondo, a Torino a giocare un’amichevole benefica per le famiglie delle vittime di Superga, contro il Torino Simbolo: una selezione dei migliori giocatori di Serie A. Da lì venne sancito un gemellaggio magnifico, tanto che il River per svariati anni usò la maglia granata per giocare in trasferta. Ora ho visto che il Toro in alcune stagioni omaggia il River indossando la maglia con la banda trasversale”.

Ora facciamo un gioco, vista la propensione del Toro a guardare al mercato sudamericano. Ci dici quattro nomi da seguire in Argentina per il prossimo mercato: iniziamo dal centrocampo. 

“Bella sfida. Qui metto un euro su Santiago Hezze dell’Huracàn: è un classe 2001 molto dinamico, è abile di testa, ha grandi doti di passaggio. Ha il passaporto comunitario ed è un bel vantaggio, ora ha rinnovato e non ha una quotazione esagerata (€5.5M). Fa bene la doppia fase visto che Juric la chiede a tutti, da due anni è il titolare”.

Passiamo alla trequarti, qui c’è un nome che al Torino era già stato suggerito…

“Eh sì, proprio lui: parliamo di Pedro De La Vega del Lanùs. Era sul taccuino di squadre importanti con l’eventuale palcoscenico delle coppe, poi si è rotto il crociato, ma sta tornando alla grande. Napoli e Atalanta so per certo che lo volessero. Anche lui è un 2001, ma è un giocatore completo: è un destro che tende a rientrare ma può giocare in entambi i lati, è bravissimo in ripiegamento. Poi la maglia è quella del colore giusto… Per il Toro sarebbe perfetto”.

Ora la difesa: molto probabilmente Djidji abbandonerà il Toro, chi potrebbe sostituirlo?

“Un nome molto interessante è Valentin Gomez, difensore del Velez. Lui gioca a 4, ma è perfetto per la difesa a 3. L’aveva cercato l’Inter, poi non se n’è più fatto nulla. Come paragone possiamo dire che è un difensore alla Martinez Quarta, ma molto più bravo in uscita palla al piede. Un dettaglio: è mancino ma può giocare sia a destra che a sinistra. Ah, ed è un 2003 già nel giro della Nazionale Under-20. E al Velez gioca titolare in coppia con Godìn, che qualcosa ne sa”.

Infine passiamo ad un ruolo nel quale i granata hanno sicuramente delle lacune: l’attacco.

“Qui io suggerisco addirittura due nomi. Uno è Luciano Gondou, del Sarmiento. Attaccante potente alto 1.90, ha fatto un ottimo avvio di campionato con 4 gol, è un classe 2001. Ha sorpreso un po’ tutti, è da tenere d’occhio e potrebbe essere una buona presa a cifre molto contenute: secondo me facendolo crescere darà grandi soddisfazioni. Sempre parlando di maestri, lui sta andando a scuola dal suo compagno di reparto Lisandro Lopez: guardate i movimenti che sta imparando e traetene le conclusioni”.

L’altro nome?

“E’ un under-20. Questo ha l’effige di Carlitos Tevez: si chiama Alejo Veliz, ‘puntero’ del Rosario Central, classe 2003. E’ molto mobile, viene a prendersi la palla ed è esplosivo: un attaccante moderno. L’anno scorso gol ha segnato nel Clàsico e ha fatto una doppietta al River Plate, questa stagione ha già segnato 2 gol”.

Cosa ci dici su Mateo Retegui: ora ha gli occhi addosso di tutta l’Italia? 

“E’ stata creata un sacco di esposizione mediatica: è il primo oriundo che gioca per l’Italia senza aver mai giocato nel Belpaese. Spero che non gli si faccia troppa pressione, ha il diritto di essere tutelato e non deve esserci troppa attesa. Quello di Mancini con gli oriundi penso sia un progetto intelligente. Chi è Retegui? Un attaccante con caratteristiche simili ad Immobile, lì chiaramente si gioca un calcio diverso. Può essere un buon terminale. Il padre è allenatore olimpico, ha una grande etica del lavoro”.

In ottica Toro pensi che uno come lui possa starci?

“Al Toro infatti lo vedrei molto bene: con un allenatore “gasperiniano” come Juric può fare un ottimo percorso. Parliamo di un giocatore che ha avuto una crescita importante e ha del margine di miglioramento, con Juric può essere una parabola alla Hojlund, per fare un esempio. Deve diventare completo. Hanno entrambi un bel caratterino, ma sarebbe un ottimo ambiente per Mateo”.

Un flashback storico: come mai due argentini come Boyè e Sanchez Mino non hanno fatto bene al Toro?

Lucas Boyè è proprio il simbolo di come possa andare storta una carriera se inizia male: ora all’Elche sta facendo davvero bene. Quel River ha tirato fuori giocatori che sembravano esaltati dal sistema Gallardo, ma che fuori purtroppo non hanno mai reso. Lucas al Torino poteva essere e non è stato. Per Sanchez Mino sembrava impossibile far male qua: si era già affermato ed era un giocatore clamoroso: faceva la mezzala, l’esterno, era sempre in movimento senza palla. Riquelme lo amava. Al Torino non parlava italiano, l’ambientamento non era facile e un allenatore un po’ dogmatico come Ventura forse non gli hanno dato il tempo di sbocciare: poi anche il giocatore stesso ha un bel carattere, questo è da dire. Il resto della sua carriera poi è stato tutto in discesa. Peccato davvero”.

E chi si dimentica poi di Carlos Marinelli…

“Mamma mia! Marinelli a Football Manager era fortissimo, dai tifosi del Toro viene ricordato tutt’oggi in maniera simpatica: tutti me ne parlano, fu un grande rimpianto e anche la sua carriera non sbocciò mai”.

 

Leave a Reply