Cairo presenta Juric: “Lo volevo già un anno fa, c’è unione di intenti. Vendere il Toro? Assolutamente no, Juric mi ha rimotivato.”
Urbano Cairo ha presentato alla stampa il nuovo allenatore del Torino, Ivan Juric. Rispondendo alle domande dei giornalisti presenti, il presidente granata ha avuto modo anche di fare un punto della situazione, spiegando le motivazioni che l’hanno portato a scegliere il tecnico croato e gli obiettivi prefissati. Ecco le sue dichiarazioni.
IL SALUTO A NICOLA: ” Ci tengo a salutare e ringraziare Nicola, ha fatto un campionato importante. Si è messo al lavoro con impegno e dedizione, ha ricompattato l’ambiente. Lo conoscevo dal 2005 quando era un nostro giocatore e nei 125 giorni con lui, sono stato con la squadra 37 volte. Mi ha contagiato con il suo entusiasmo, gli ho dato una mano e sono stato vicino alla squadra per creare clima positivo. Il lavoro suo e dei ragazzi è servito, si sono impegnati per raggiungere l’obiettivo. Era fondamentale mantenere la categoria e in certi momenti sembrava complicato”.
LA SCELTA DI JURIC: “Non lo conoscevo personalmente, avevo però visto le sue stagioni al Verona e sono stati eccellenti, con giocatori giovani diventati importanti come Kumbulla, Rrahmani, Zaccagni e Lovato, per citarne alcuni. Una sera vidi Verona-Inter e, dopo la sua intervista televisiva, mi ha colpito tantissimo per le cose che ha detto e il modo in cui le ha dette. Mi trasmetteva tanto, l’ho detto a Vagnati e sentivo che sarebbe stato l’uomo giusto. Ci siamo poi visti in albergo, abbiamo mangiato e l’incontro ha confermato la mia impressione. Ci siamo risentiti più avanti, lui però ha scelto di restare al Verona perché aveva un contratto. Già l’anno scorso quindi lo cercai, ma lui non se la sentiva per gratitudine verso il presidente Setti. A fronte di un discorso del genere, non potevo dirgli nulla.
Ci abbiamo riprovato quest’anno, era rimasta la voglia di prenderlo e ci siamo riusciti. C’era unione di vedute, anche nell’affrontare le cose. Ma c’era di mezzo il contratto con il Verona, che doveva dare disponibilità, e poi bisognava chiudere perché aveva tante richieste e non era scontato. La mia percezione era che ci fosse simpatia e avessimo intenti comuni“.
RIVOLUZIONE SOCIETARIA: “I cambiamenti a volte sono necessari. Parliamo di persone a cui sono legato affettivamente come Comi e Bava. Con quest’ultimo abbiamo fatto nove anni di cui i primi sette molto positivi. Poi ci sono dei momenti in cui senti il bisogno di cambiare perchè magari vuoi fare cose differenti. Con Bava nei suoi primi sette anni siamo tornati a vincere trofei e abbiamo anche prodotto buoni giocatori, magari non top player ma gente che ha fpoi calcato i campi del professionismo. Poi però ci sono dei momenti in cui è giusto fare dei cambiamenti: può succedere che la sintonia non sia più quella che c’era prima, che ci siano dei motivi di risentimento. Bava è stato nominato DS in prima squadra, poi è tornato nel settore giovanile, e questo magari ha generato in lui qualcosa, perchè se arrivi a essere quello che hai sempre sognato e poi non lo sei più, non sei felice. Quando arrivò Vagnati chiesi a Bava se voleva tornare alle giovanili, perchè non è un cambiamento facile, però non era il Bava che conoscevo. Nell’ultimo periodo poi ho visto degli scampoli del vecchio Bava, ma comunque nell’ultimo biennio le giovanili non hanno avuto buoni risultati: nell’ultimo campionato la Primavera ha avuto problemi grossi, e così anche le altre giovanili. C’era una situazione generale che non andava bene, e comunque lui anche nell’anno in prima squadra coordinava anche la Primavera. Questo mi ha dato delle sensazioni non positive e ho deciso di cambiare, pur mantenendo relazioni personali positive”.
“Ho conosciuto Ludergnani, che alla Spal ha fatto sei anni eccellenti, e ho visto le strutture che ha la Spal: il loro convitto mi ha fatto pensare “Perché noi no?”. Investiamo tanto e vorremmo investire di più, il tema è avere l’idea di farlo. In consiglio abbiamo inserito Paolo Bellino, un bravo collaboratore che ha la delega per occuparsi degli impianti sportivi: dobbiamo migliorarli. Sul Robaldo sono passati cinque anni, ora abbiamo il permesso di costruire. Il Comune avrà le sue lentezze, ma noi potevamo fare meglio. Quindi avere uno che per tutto il giorno si occupi solo delle strutture è meglio in questo momento. Il Robaldo a noi serve tantissimo. Ci vuole uno che dalla mattina alla sera pensi solo a questo, incatenandosi in Comune se necessario. Non do colpe a nessuno, ma non posso fare tutto io, questo è il concetto”.
IL FUTURO DI BELOTTI: “Lo ha detto Juric, è stato un top player anche se nell’ultimo periodo non è stato al top. Da sei anni è con noi, ho sempre cercato di portarlo in palmo di mano anche quando facemmo il rinnovo con clausola: ci tenevo perché potesse avere nei 100 milioni di clausola un riconoscimento in Italia e all’estero. Un giorno andai a Madrid a cena con Florentino Perez, mi raccontava che stava rinnovando il contratto a Kroos e aveva messo una clausola, io gli risposi parlando di Belotti. Belotti non era ancora così conosciuto, e appena parlo della clausola da 100 milioni Perez rimane sbalordito. Con Belotti parlai bene della clausola, gli chiesi se gli pesasse, e lui mi rispose di no, “io gioco a calcio” mi disse. E fece un grande campionato segnando 26 gol. Racconto questo per dire il mio attestato di stima per Belotti, che è massimo. Nel 2017 lo cercò il Milan e lui non era indifferente, il Milan è il Milan anche se lui era molto legato al Toro. Tornando a lui, ho un’assoluta stima: è un ragazzo perbene, un grande bomber. E’ importante, soprattutto adesso in cui c’è un’aria e una volontà di rifare le cose in un certo modo, che ci sia adesione totale al progetto”.
SU SIRIGU: “Per ora è ancora con noi. Ha fatto quattro anni con noi, nell’ultima stagione l’ho visto meno felice di essere qui. Aveva magari un’ambizione diversa, può essere giusto accontentarlo e dargli la possibilità di ciò che ritiene il meglio. Ha 34 anni, ma i portieri vanno avanti tanto: può avere voglie diverse. Ho sempre avuto un rapporto splendido con lui, lo stimo ed è un ragazzo eccezionale, ma è importante la motivazione. Non è che Sirigu non fosse attaccato alla maglia, ma se non hai la voglia totale di stare in un club, magari pensando che potevi fare qualcosa di diverso, un po’ ti può indebolire. Non è giusto che qualcuno non sia nelle possibilità di fare le cose migliori, ma da parte mia c’è grande affetto e stima”.
GLI OBIETTIVI STAGIONALI: “Veniamo da annate deludenti, la storia recente non è buona. Non servono voli pindarici, la penso come il mister. Il mister deve conoscere la rosa, ha delle idee e non ha pregiudizi: ci ha detto di non fare nulla per il momento. Una volta che ha visto i giocatori verrò su a Santa Cristina e ne parleremo per bene. Prendendo come esempio l’Atalanta, loro a inizio anno si impongono l’obiettivo della salvezza, poi vanno avanti. Dobbiamo fare le cose in questo modo”.
CONTESTAZIONE E FUTURO: “Non ne vedo così tanta di contestazione. Ci sta il malumore, anche perché avevamo fatto risultati che al Toro non si vedevano dagli anni Novanta: il Toro non è in serie A per dieci anni di fila dagli anni Ottanta. Non ho alcuna intenzione di vendere il Toro, l’arrivo di Juric mi ha rimotivato: già con Nicola lo ero, con Juric ancora di più.”