L’analisi e le riflessioni su Torino-Cremonese
Ha ragione Juric, così non si va da nessuna parte.
Il Torino ha bisogno dei rigori per superare il turno contro un’onesta Cremonese e amareggia ulteriormente un popolo sull’orlo di una crisi di nervi.
Il pressing alto, la voglia di recuperare palla nella trequarti avversaria, il baricentro alto mostrati nelle due amichevoli internazionali tra Francia e Olanda avevano lasciato ben sperare i tifosi granata sull’impronta che il neo tecnico granata stava iniziando a dare alla squadra: è stato sufficiente il primo impegno ufficiale contro un avversario sulla carta più debole, per far evaporare qualsiasi sensazione positiva.
Juric aveva dovuto fare a meno di una serie di titolari ed era stato costretto a schierare Belotti in condizioni fisiche precarie: il gallo, autore di 40 minuti anonimi, aveva abbondato il campo prima della fine primo tempo a causa di una distorsione alla caviglia.
La mancanza di qualità che attanaglia la squadra da diverse stagioni, ed a cui la società continua a non porre rimedio nonostante le richieste dei suoi allenatori, è evidente quando il pallone passa tra i piedi di Lukic e Linetty: entrambi faticano a prendere l’iniziativa e continuano a limitarsi alla giocata elementare, non aggiungendo nulla al gioco della squadra.
Il primo tempo di un Torino schierato con il 3-4-3 risultava soporifero.
La Cremonese dal canto suo mostrava buone trame di gioco, faticando però ad arrivare dalle parti di Milinkovic Savic.
Ad inizio ripresa, Baez si faceva espellere per doppio giallo ma, come dimostrato in più di un’occasione lo scorso anno, l’uomo in più non garantiva ai granata la possibilità di rendersi più pericolosi, anzi la mancanza di un uomo in grado di dare verticalità e di saltare l’uomo appariva più eclatante con tutti i 10 uomini grigiorossi schierati dietro il pallone.
Il primo tiro nello specchio della porta arrivava all’88’ con il subentrato Verdi: nei 10 minuti di recupero causati dall’infortunio dell’arbitro Ayroldi, Carnesecchi manteneva la Cremonese in corsa con due belle parate su Mandragora e Ola Aina.
L’arruffone anglo-nigeriano palesava i suoi limiti nella sua continua ricerca del colpo ad effetto, ma era l’unico a provare la giocata differente dal passaggio di 5 metri: sarà la sua iniziativa a causare il rigore sbagliato da Mandragora a fine secondo tempo supplementare.
La precisione dal dischetto porterà comunque i granata ai sedicesimi di Coppa Italia, ma senza sorrisi.
Al netto delle numerose assenze, la prestazione granata è stata sconcertante.
E’ parso di rivedere la stessa squadra impaurita dello scorso anno: non troppo difficile da immaginare visto che gli interpreti sono rimasti pressochè gli stessi; le lamentele neanche troppe velate del tecnico croato verso l’immobilismo della società sono assolutamente giustificate.
Con questa rosa, ha ragione Juric, non si va da nessuna parte.