Torino-Genoa 0-0, l’analisi della partita

Insieme al Dijon, penultimo in Ligue 1, il Torino è l’unica squadra dei 5 top campionati europei a non aver mai vinto una partita in casa. Un incredibile digiuno lungo 7 mesi.

L’ultima vittoria infatti risale al 16 luglio, quando la squadra di Longo riuscì ad aver la meglio proprio sul Genoa, avversario odierno.

Rispetto alla rimonta di Bergamo, Nicola inserisce Ansaldi a sinistra al posto di Murru, con l’obiettivo di aumentare la qualità offensiva della squadra.

Ballardini conferma 10/11 dell’ultimo vittorioso turno con Rovella a sostituire lo squalificato Badelj.

L’inizio del Torino è confusionario ma volitivo: la squadra prova a pressare alto, i centrocampisti provano ad appoggiare Zaza e Belotti con Lukic che riesce a far subito ammonire Criscito.

Il difensore napoletano è costretto a lasciare il campo subito dopo per una distorsione alla caviglia.

La partita si gioca molto a centrocampo e nessuna delle due squadre riesce a prevalere: il Torino, solito refrain, non è in grado di costruire gioco contro una squadra che si chiude; nessuno verticalizza, nessuno aumenta il ritmo del gioco, nessuno crea superiorità.

Ansaldi a sinistra risulta più incisivo di un Singo ben limitato da Czyborra.

L’unico reale pericolo per il Genoa viene creato da Radovanovic: Belotti gli ruba palla sulla trequarti ma aspetta troppo per tirare e viene fermato da Goldaniga.

Una respinta di piede di Sirigu su un tiro al volo di Czyborra è la sola emozione dei primi 45 minuti.

Al rientro in campo, l’unica novità è rappresentata dall’inserimento dell’uzbeko Shorumodov al posto dell’evanescente Pandev.

Nonostante un Mandragora sicuramente più adatto al ruolo di regista di Rincon, il Torino non è in grado di velocizzare la manovra, di trovare gli esterni, di servire le punte fronte alla porta.

Ballardini, dal canto suo, ha preparato la partita per difendersi e ripartire: il compito risulterà eseguito alla perfezione quando a fine partita non si conteranno parate di Perin, nè occasioni chiare create dagli avversari.

E anzi saranno proprio i rossoblu ad andare più vicino al vantaggio prima con un tiro da fuori finito sul palo dell’ex Zappacosta (migliore dei suoi) e poi con un colpo di testa a colpo sicuro di Pjaca che ha il demerito di essere troppo centrale.

E il Torino? Zero occasioni create in 90 minuti (se estendiamo il discorso alle ultime in casa, quante ne sono state create tra oggi, Fiorentina e Spezia?ndr), duelli aerei in area avversaria sempre persi, calci d’angolo mal sfruttati, il solito senso di impotenza che accompagna le partite casalinghe da oramai 14 mesi.

Il quinto pareggio consecutivo, cosi come i due precedenti in casa, ha il retrogusto amaro della  sconfitta per la banda di Nicola che spreca l’ennesima occasione per rilanciarsi in classifica e risucchiare altre avversarie nella lotta salvezza.

 

COSA HA FUNZIONATO

Tatticamente le due squadre si sono annullate con le due difese che hanno prevalso sugli attacchi.

Anche oggi Baselli è entrato con buon piglio; la speranza è che questi spezzoni positivi possano aver contribuito a mettere minuti sufficienti per poter partire titolare nelle prossime partite.

COSA NON HA FUNZIONATO

Ci tocca ripetere gli stessi concetti espressi dopo tutte le partite giocate in casa quest’anno.

L’innesto di Mandragora non è sufficiente a colmare le lacune tecniche della squadra: gli avversari che giocano al Grande Torino sanno che è sufficiente difendersi bassi e non concedere praterie a Singo per limitare di fatto l’unica fonte di gioco pericolosa dei granata.

Oramai è chiaro che Lukic non renda da mezzala: gli unici spunti positivi emergono quando ha la possibilità di inserirsi nello spazio ma in fase di impostazione e rottura del gioco è evanescente.

Dopo l’exploit di Benevento, Zaza è tornato purtroppo sui livelli mostrati nei precedenti due anni e mezzo: in attesa di Sanabria, il Bonazzoli galvanizzato dal gol di Bergamo forse poteva meritare una chance nel finale?

 

 

Fonte immagine ansa.it

Comments (1)

  1. Solito Toro oggi è mancata anche la reazione avuta nei precedenti incontri. Ho notato anche una certa indolenza perché quando una squadra deve lottare per salvarsi deve essere concentrata è sempre sul pezzo invece lo specchio della nostra situazione è l’approssimazione con la quale Verdi ha calciato la punizione all’ultimo minuto che avrebbe potuto farci prendere tre punti fondamentali per la salvezza. Sarà dura venirne fuori anche perché si spacciano questi pareggi come passi avanti è l’unico passo a avanti oggi è nn aver preso gol. Paradossalmente era meglio anziché pareggiare cinque vincerne tre e pareggiarne due. Ora ci tocca sempre più sperare negli altri ossia che lo spezia perda è che Cagliari e Parma nn vincano. Speriamo di invertire la rotta ma è una speranza che abbiamo ad ogni fine partita e che viene disillusa la settimana dopo.

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