Quelle analogie tra le salvezze della prima squadra e della primavera..
Nonostante la fragorosa sconfitta di Genova, la Primavera è riuscita a raggiungere la salvezza evitando le forche caudine dei playout: decisivi i migliori scontri diretti col Bologna, che ora dovrà vedersela con la Lazio per evitare la retrocessione in Primavera 2.
L’obiettivo minimo è stato raggiunto ma la stagione resta disastrosa, non solo in termini di risultati, ma soprattutto in termini di visione futura.
Le analogie tra le annate della prima squadra e quella della primavera sono diverse: per entrambe la salvezza è arrivata più per demerito altrui che per propri exploit; il cambio in panchina è stato determinante, con Nicola e Coppitelli che sono stati in grado di rimediare a situazioni quasi compromesse; entrambe le rose hanno bisogno di una rivoluzione completa.
Come è successo per i grandi, il fallimento dell’attuale gestione societaria guidata da Cairo e Vagnati è più che mai evidente anche per il settore giovanile: la programmazione di quest’anno è partita a settembre e visto il ritardo accumulato non è stato possibile costruire una squadra con elementi potenziali e futuribili per la società.
Lo scenario è preoccupante se solo si pensa all’andamento fino a due anni fa: con Bava unico responsabile, il Torino Primavera è stato in grado di competere ad alti livelli, vincendo campionati e coppe italia, sfornando giocatori utili da subito alla prima squadra (Buongiorno o Singo sono gli ultimi esempi) o in grado di competere nei campionati inferiori dove sarebbero poi stati utilizzati come pedine di scambio in sede di mercato.
La scia positiva di questi ultimi anni nata con Longo e proseguita dallo stesso Coppitelli è stata completamente dilapidata a causa di scelte cervellotiche e completa mancanza di focus da parte della società; situazione non troppo dissimile da quanto accaduto in prima squadra: sembrano passati lustri viste le incertezze degli ultimi campionati, ma soltanto due anni fa in questo periodo, il TAS escludeva il Milan dalle coppe europee a beneficio di un Torino in grado di chiudere il proprio campionato con 63 punti.
Vagnati si trova ora di fronte ad una serie di riflessioni che lo porteranno a scelte chiave in vista del prossimo campionato di prima squadra e primavera: la buona notizia per lui e i suoi collaboratori è che sarà particolarmente difficile fare peggio di quest’anno.