Toro, l’agonia continua: dall’ennesima svolta mancata all’angoscia pre derby
Il Toro di questa stagione è un malato apparentemente incurabile: depresso nel girone d’andata, schizofrenico nel girone di ritorno. Se quello di Giampaolo era un Toro disperato, rassegnato e che non lasciava intravedere la benché minima luce in fondo al tunnel, quello di Nicola è un Toro che ha recuperato grinta e compattezza ma che viaggia spedito… sulle montagne russe. Dopo un 2020 da film horror (di quelli peggiori), la stagione calcistica in corso continua ad essere sconsigliabile ai deboli di cuore (granata). Ogni volta che ci si illude d’aver imboccato la strada giusta, magari in discesa, eccola lì una nuova salita tutta da scalare. Sembra un tappone alpino del Giro d’Italia.
Prima la vittoria di Cagliari contro una diretta rivale per la salvezza, per una di quelle vittorie che sanno di svolta. Poi il Covid, quella maledetta sosta forzata nel momento psicofisico migliore. Risultato: non giochiamo due gare, mentre il Cagliari le vince e ci sorpassa. Torniamo in campo a Crotone visibilmente fuori condizione e decimati dal virus. Risultato: si perde malamente e si interrompe una striscia di buoni risultati (sebbene con tanti pareggi). Arriva l’Inter e si perde ancora, ma stavolta immeritatamente e a soli 5 minuti dalla fine. Ok, è l’Inter, le sta vincendo tutte… Poi arriva il recupero col Sassuolo: rimonta d’altri tempi da 0-2 a 3-2. Gridiamo al miracolo, torniamo a +1 sulla terzultima con ancora una gara da recuperare (con la Lazio) e respiriamo di nuovo aria di svolta. Pochi giorni dopo, le sconfitte del Parma e del Cagliari negli anticipi, contribuiscono alla serenità collettiva di tutto l’ambiente granata; le due sconfitte permettono di arrivare alla gara con la Samp con meno pressione e con la consapevolezza di poter allungare sulle rivali riportandosi in scia del Benevento, impegnato in una gara sulla carta proibitiva contro la Juve del “maestro” Pirlo. Risultato: il Toro perde male a Genova senza mai arrivare al tiro in porta (pur avendo attaccato con una certa costanza ma senza lucidità e convinzione) e, nel contempo, il Benevento centra l’impresa vincendo incredibilmente allo Juventus Stadium con una rete di Gaich.
Il Toro spreca così un altro set point (per il match point ho il forte timore che dovremo aspettare l’ultima giornata di campionato, in programma c’è proprio Torino-Benevento) e resta invischiato nella zona calda, caldissima dopo gli exploit dello Spezia di Italiano, capace di battere il Cagliari e portarsi a casa tre punti d’oro allungando sulla terzultima (proprio il Cagliari) e, soprattutto, dopo il capolavoro della truppa di Pippo Inzaghi, capolavoro del quale saremmo stati i primi a gioire (vista la big battuta) in tempi “normali”. Dunque, dal -3 della vigilia su Benevento e Spezia, le due maggiori indiziate ad essere risucchiate nella zona calda, si è tornati presto al -6 che mette di nuovo le due matricole al riparo e condanna il Toro a vivere con angoscia le due settimane prima del derby (sai che novità!), mentre il Cagliari giocherà in casa con un Verona in caduta libera (tre sconfitte nelle ultime tre) e, visto come vanno i derby negli ultimi anni, non possiamo che temere il controsorpasso dei sardi. Dalla svolta all’ansia il passo è breve.
Calendario alla mano si fa dura per il Toro: non bisognava steccare la partita di Crotone e non era da perdere la gara con la Samp. I granata ora non possono più permettersi di perdere punti per strada dopo averne lasciati troppi qua e là nel girone d’andata. Ed ora dovranno (dovremo, tutti insieme) vincere anche qualche partita di quelle sulla carta impossibili, un po’ come hanno fatto il Benevento con la Juve (4 punti su 6 disponibili “scippati” ai bianconeri) o lo Spezia con il Milan e il Napoli. Che poi sono i punti che praticamente ci distanziano dalle due neopromosse in questione. Serviranno delle imprese, magari proprio a partire dal derby, con una Juve che tutto sembra tranne la corazzata degli anni scorsi. Il Toro gioca peggio con le squadre che si chiudono (vedi Samp) mentre la Juve dovrà cercare di vincere ad ogni costo per restare in scia alle milanesi. Qualcosa dovrà concedere e dovremo farci trovare pronti. Mi attacco a questa speranza, ma solo per amore.
Comments (2)
Carlo
Come si dice la speranza è l’ultima a morire, l’amore per questi colori nn ci fa mai perdere la voglia di tifare Toro una cosa che andrebbe inoculata come un vaccino anche ai giocatori che invece nn danno prova salvo qualche eccezione di attaccamento alla maglia . Se malauguratamente si dovesse retrocedere gente come Sirigu, Izzo, N’Koulou una collocazione in A o all’estero la troverebbero sicuramente ovviamente senza spendere in B. Ho tenuto fuori Belotti perché lui comunque potrebbe andarsene anche se rimanessimo in A ed a maggior ragione in B. Gli di un suggerimento nn creda alle balle che Cairo gli racconterà in merito a fantomatico progetti il Toro con questo presiniente rimarrà una squadra da decimo posto (magari) o che dovrà lottare come quest’anno per nn retrocedere. Spero solo che alla ripresa i cugini ripetano una prestazione come quella di ieri è che si possa magari anche noi fare un colpo come quelli fatti da Benevento e spezia contro Juve e Milan. Ora e Sempre forza Toro
patrizia bonetto
Prendere a calci un pallone è una delle cose più emozionanti per un giovane sportivo, saper usare quella palla in modo talentuoso, trasformare il gioco in una risorsa che forma la mente di un buon giocatore è un’eccezione, ma il calcio per essere amato deve essere rispettato come forma sportiva dove la rivalità genera piacere e divertimento grazie l’impegno deontologico dei suoi componenti.
Oggi si parla sempre di appartenenza, unità, di essere squadra, lo ripetiamo come un mantra, dimenticando che una squadra per giocare bene ha già nel suo DNA parte di queste componenti. Allora a questo TORO, che ogni anno invoca gli invincibili come se potessero apparire da dietro delle ideali siepi che circondano il campo, manca la consapevolezza mentale di essere squadra nel senso più viscerale del termine. Guardandoli si ha la sensazione di essere finiti in una bolla malefica che cerca di impedire ai giocatori di ritrovarsi veramente insieme per giocarsi la partita … allora abbiamo bisogno che emerga la leadership del vero cuore granata che sia in grado di trasmettere la forza e il carattere per superare la siepe …