Cosa manca a questo Toro? Pregi e difetti della rosa di Giampaolo

Le due trasferte a Milano nell’arco di tre giorni hanno evidenziato ancor maggiormente, se possibile, i pregi e i difetti della rosa messa a disposizione di mister Giampaolo.

Il Torino è, ad oggi, la seconda peggiore difesa del campionato, ma paradossalmente il reparto arretrato granata è decisamente il più solido e ricco di alternative tra quelli a disposizione. Se è vero che i numeri sono importanti, non sempre riescono a spiegare la complessità delle dinamiche di campo: alcune goleade prese durante l’anno sono frutto non tanto di mancanze tecnico/tattiche, quanto ad incredibili ed improvvisi blackout mentali, retaggio di una stagione passata che ha completamente distrutto le sicurezze difensive costruite negli anni precedenti. Da un mese, i tre titolari stanno dando buone risposte, ed il Buongiorno visto ieri, si candida ad essere elemento chiave nelle prossime stagioni granata.

E allora cosa manca ad una squadra che naviga nei bassifondi della classifica da inizio campionato? Per chi osserva questa rosa da più anni, la risposta sembra palese e, al di là delle paventate cessioni, la società è chiamata a colmare due caratteristiche pressochè assenti nel Torino: qualità e profondità.

Il primo è un gap consolidato, che il club di Cairo si porta dietro da diversi anni: nello specifico, un vero regista manca dall’ultimo anno di B, quando Iori disputò una ottima stagione che culminò con la promozione per la squadra di Ventura.

Negli anni successivi si è sopperito all’assenza di un regista di ruolo con un discreto adattamento da parte di Vives, o con moduli che destinavano la qualità in altri reparti (Ljajic e Iago Falque, ndr.). Nella rosa attuale, manca un regista, ma non solo: non ci sono elementi in grado di creare superiorità numerica (vedi dribbling), non c’è nessuno che annoveri nei propri punti di forza la rifinitura o anche solo la verticalizzazione. La seconda è, forse, meno evidente, ma altrettanto pesante nelle dinamiche di una squadra di serie A: ad eccezione di Singo, nessuno dei giocatori del Torino si propone nello spazio; sia i centrocampisti che gli attaccanti in rosa aspettano prevalentemente il pallone sui piedi per poterlo giocare.

Lo scenario che si propone di fronte al giocatore granata col pallone tra i piedi è sempre lo stesso: i suoi compagni sono fermi o gli vengono incontro; è sufficiente una difesa con un livello di attenzione medio per porre immediatamente fine ad ogni buon proposito di costruzione. L’assenza di un elemento che attacchi la profondità, combinato all’atavica assenza di un elemento che crei superiorità numerica, è una delle ragioni chiave per cui il gioco del Torino risulti piatto, stagnante e vada a sbattere contro gli avversari nelle gare in cui bisogna fare la partita.

Non è un caso se dopo 17 giornate, la casella delle vittorie casalinghe è ancora mestamente ferma sullo zero. Nella speranza che non si riducano agli ultimi giorni, visti gli scontri diretti dei prossimi weekend, a Vagnati e Cairo restano meno di tre settimane per sopperire, almeno in parte, alle numerose lacune del mercato estivo e consegnare a Giampaolo le armi che mancano per evitare la retrocessione.

[fonte foto Torino Fc]

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